Oggi è il 28 ottobre, si festeggia San Simone, il mio onomastico. Ed oggi, 28 ottobre 2008, è anche uno speciale anniversario per me: ormai sono passati quattro anni dal mio esordio col diabete.
Nel 2004 le mie analisi del sangue parlavano chiaro: la glicemia era altissima, avevo il diabete di tipo 1. Prima di tutto arrivarono le sensazioni, che invasero la mia testa in quei giorni: le preoccupazioni, la sorpresa, l’incredulità, la incomprensione, la rabbia, la paura, la confusione. Poi le cose urgenti da fare: le file agli uffici, le carte burocratiche, i certificati, le ricette per le farmacie, e soprattutto i medici e gli ambulatori. Ed in particolare l’ansia e la tristezza della prima giornata passata nel buio seminterrato del centro diabetologico per gli adulti dell’ospedale: era il 28 ottobre 2004, appunto.
Avevo 17 anni appena compiuti, passati fino ad allora senza particolari preoccupazioni per la salute. Il diabete arrivò come un macigno, una sorta di rivoluzione copernicana che stravolgeva tutte le mie abitudini di una vita, lasciandomi spaesato e scoraggiato, con la nostalgia di quello che avevo fatto fino al giorno prima, la paura per il futuro, e l’illusione in una rapida guarigione. Non era facile da accettare. Le prove delle glicemie, le iniezioni d’insulina, i frequenti prelievi del sangue: tutto era più difficile per me, che avevo l’incubo degli aghi. Per non parlare della mia famiglia, anche lei investita da tutto ciò e coinvolta in prima persona dalla preoccupazione.
Però qualcosa stava già cambiando, fin dalle prime settimane. Ho iniziato a leggere, a formarmi a riguardo, a combattere contro gli aspetti negativi della “malattia”, e a pensare ad un approccio diverso: iniziavo a sognare. Non avevo intenzione subire con tristezza quello che mi accadeva, non ci stavo, dovevo reagire. Lo sport e la bicicletta, le mie passioni, la mia curiosità e caparbietà, una famiglia premurosa, attenta e vicina, la mia fede sincera in Dio: tutto questo mi ha aiutato a trovare il modo e la forza di accettare e vivere serenamente questa nuova condizione, cercando di cogliere anche gli aspetti positivi in ogni cosa, senza mai accontentarsi di restare a galla, ma volendo andare oltre, affrontando con decisione la vita.
Oggi, a 21 anni, non riesco ad immaginare una vita senza il diabete: tutto è diventato quotidiano e normale. Il diabete non è più qualcosa di estraneo: è una parte di me, che vivo esattamente come la necessità di mangiare, bere, respirare, cercando di fare del mio meglio. Non provo più nessuna rabbia o nostalgia, solo la speranza per un futuro migliore, senza l’ossessione della cura definitiva. La mia vita è certamente cambiata, ma credo che le difficoltà siano sempre presenti. L’importante è stare bene con sé stessi, cercando di vivere bene le nuove occasioni che ci vengono presentate. Il diabete può addirittura renderci più forti. Per questo devo ringraziare tutti coloro che mi sono stati vicini e che tuttora mi aiutano.
Quattro anni non sono molti, se confrontanti con molte persone vicine a me che hanno trascorso con coraggio parecchio tempo in più insieme al diabete. Ma ogni storia è diversa, ed in questi anni ho fatto molto per il diabete, con impegno e determinazione, e spero che queste siano cose buone. Ho accumulato tante esperienze positive da condividere e comunicare agli altri.
Secondo molti dovrei pensare che il Santo che porta il mio stesso nome mi abbia portato sfortuna, e che oggi non ci sia nulla da festeggiare. All’inizio anch’io la pensavo così. Ma ora ho una nuova visione delle cose, quindi io non sono d’accordo: ho avuto un esordio senza complicanze, senza nemmeno la necessità del ricovero in quanto la diagnosi era stata abbastanza precoce. Inoltre oggi mi sento realizzato nelle cose che faccio, e continuo a rincorrere gli stessi sogni di prima. Tutto sommato, quel giorno d’ottobre di quattro anni fa, San Simone mi ha protetto, e devo essere riconoscente perché quel giorno sono stato salvato.
Simone
Non servono altre parole ………….
due attori della tua storia.
io oramai sono 6 anni che ho scoperto di avere il diabete, per molti aspetti ho avuto le tue stesse impressione, cioè sembrava che il mondo mi rotolasse adosso, ma poi ho messo il cervello in standby per un attimo e dopo subito in moto a ragionare e ho pernsata “caxxo ci sono persone che stanno peggio di me” e questa frase mi ha fatto crescere e ancora oggi qnd penso mi aiuta……….e cambiato tutto per me il mio modo di vivere ma nn in peggio ma in meglio ho capito molte cose ho aperto gli occhi diciamo. E poi il microinfusore mi ha aiutato tantissimo…
cmq ciao simone e ti raccomanto il diabete nn e una malattia ma un amico fastidioso.:X
ottimo lavoro, Hudstone. Buon onomastico…:)
ho letto un libro, tempo fa, illuminante, sul dibete.
Scritto da una coppia di blogger “prima la panna, poi il cioccolato”
consiglio la lettura a chiunque.
A te, tutto il mio rispetto.
Crapa e Saamaya: grazie mille delle vostre preziose testimonianze! Mi piace la definizione di diabete come “amico fastidioso”!
È vero, non è una malattia, se non la si vive come tale…
Grazie tante anche a tutti, Lorella, Luciano e Ceci!
Continuate a visitare e a scrivere! A presto…
Simone
Grazie, Simone, per il tuo articolo. Il diabete è sì un “amico fastidioso” ma, questo AMICO come altri “AMICI FASTIDIOSI” (altre malattie) possiamo considerarli come un pungolo per fare sempre di più e meglio come stai facendo Tu. Ciao. d.E.
ciao Simone
Ho scoperto solo da una settimana che mia moglie ha il diabete, da allora sono nel panico, benche’ sia molto piu’ anziano di te mi ha colpito la tua esperienza, ora siamo in crisi x l’alimentazione purtroppo fino al giorno 168\10
il giorno in cui abbiamo l’appuntamento con il dietista, mia moglie ha paura di mangiare qualsiasi cosa, puoi darci acuni consigli su cosa si o cosa no puo’ mangiare?
ti ringrazio anticipatamente e un caro saluto. tommaso